Non sempre cari mi furono quest’ermi colli,
E questi castagni, robinie e vigne che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma pedalando e sudando, interminati
Spazi di là da quelli, e sovrumane
fatiche, e profondissima quiete
Io nel vuoto pensier mi fermo; ove per poco
Il cor non si spacca. E come il vento
Odo frusciar tra queste piante, io quello
Infinito sforzo a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien il crampo,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon della biga. Così tra questo
vacillar s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è poco dolce in questo stento.
E questi castagni, robinie e vigne che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma pedalando e sudando, interminati
Spazi di là da quelli, e sovrumane
fatiche, e profondissima quiete
Io nel vuoto pensier mi fermo; ove per poco
Il cor non si spacca. E come il vento
Odo frusciar tra queste piante, io quello
Infinito sforzo a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien il crampo,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon della biga. Così tra questo
vacillar s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è poco dolce in questo stento.
Caro Professore,
RispondiEliminanon posso che rimanere immagato di fronte a cotanti versi.
Non mi rimane che ringraziare di esistere Lei e la sua ineguagliabile ispirazione.
Terminator
Neppure Elio (delle Storie Tese) avrebbe manipolato più sapientemente questi endecasillabi . . . certe esperienze lasciano il segno! Sempre grande Prof.!!!!
RispondiEliminaHei ragazzi, non si e' fumato la playstation.....e' proprio Lui,
RispondiEliminail grande Proff. Ormai un Proff prof.
President